La settimana del 25 novembre ha visto una partecipazione importante ad iniziative di piazza contro la violenza di genere, in moltissime città. Il minuto di silenzio per la morte di Giulia Cecchettin previsto nelle scuole, si è trasformato in presa di parola rumorosa, ben oltre tempi e modi previsti. Un crescendo di passeggiate urlanti dappertutto, culminato il 25 novembre a Roma in una manifestazione storica. Dal Circo Massimo e lungo il percorso donne, uomini e persone di ogni identità, appartenenza etnica ed età hanno riempito strade, vicoli, piazze “ingovernabili” come recitava lo striscione di apertura. Le stazioni della metropolitana straripavano, come un fiume in piena che esonda, attraversa e invade ogni spazio che incontra sul suo cammino. A Messina l’altro appuntamento nazionale, mentre a Torino, Milano, Padova e in molte altre città le strade si sono riempite delle tante voci di chi voleva essere in piazza in questa giornata, comunque, Roma o non Roma.
Anni di lotte sui territori, di analisi, di pratiche, hanno saputo legare i diversi livelli attraverso i quali la violenza viene esercitata. Quella di/del genere si somma alla violenza economica, al finanziamento insufficiente dei centri anti violenza (CAV),al lavoro che non c’è, a quello povero, nero, precario, assassino. Il tracollo della sanità, la chiusura dei consultori, il colonialismo, lo sfruttamento dei territori e di ogni forma vivente che cosa sono se non altre forme che assume la violenza? Il movimento trans femminista, di cui fa parte Non Una Di Meno (NUDM), ha saputo attraversare le tante lotte che vedono una larga partecipazione sui territori, portando la propria analisi contro la guerra e la militarizzazione dei territori, della scuola, dell’università, contro la devastazione ambientale. Si è fatto portatore della necessità di rimettere radicalmente in discussione il modello economico, politico e sociale dominante, per poter distruggere il patriarcato, lo sfruttamento, le violenze. Piazze partecipate anche a Madrid, Atene, Parigi, passando per La Paz, Cile, Serbia fino a Nuova Dheli dove le donne hanno camminato senza avere un uomo accanto.
Una carica politica che fa paura, e che in queste settimane ha incontrato resistenza. Basta ascoltare certi talk show, leggere determinati giornali, per imbattersi in prese di posizione sulla violenza, sul femminismo, sul patriarcato, anche grottesche, che non sono niente di diverso dalle strategie antichissime con cui un sistema di potere difende se stesso: negando l’evidenza, ridimensionando, criminalizzando chi gli si oppone, innescando polemiche pretestuose che ne minano la credibilità.
La polarizzazione strumentale del dibattito intorno alla questione palestinese, alle violenze di Hamas e alla politica genocida di Israele, è stata presa a tema per accusare NonUnaDiMeno di assumere una posizione discriminatoria: bandiere e solidarietà per l3 palestines3 e non per l3 israelian3. Chi conosce il movimento sa che non si fanno distinzioni di genere, appartenenza etnica o condizione sociale. La solidarietà oltrepassa i confini degli Stati, non confonde i popoli con Stati e governi. Le donne vengono stuprate e ammazzate ovunque, quando diciamo che “siamo tutt3 parte lesa” non si eslude nessun3. Nel discorso di apertura del corteo l’espressione di solidarietà alle donne israeliane aggredite e stuprate è stata esplicitata, proprio per rispondere a queste false accuse.
La mattina del 25 alcune compagne hanno fatto un presidio sotto la RAI romana per denunciare le narrazioni tossiche dei media, e si sono viste trasferire in questura per qualche ora. Parliamo ora di criminalizzazione del dissenso, niente di nuovo. La giornata prosegue, il corteo fa una fermata difronte alla sede dell’associazione ProVita e Famiglia. La violenza repressiva dell’ideologia Dio, Patria e Famiglia, antiscelta, agita dalle associazioni provita, simbolo delle destre suprematiste organizzate, finanziate con risorse pubbliche, non viene messa sotto accusa dai media mainstream. E nemmeno le botte che una compagna si è presa per aver tentato di fare una scritta c/o la loro sede. (A dimostrazione del reale bisogno di manifestare contro la violenza!!!) Viene accusata la manifestazione di agire violenza, intolleranza, fino a millantare il ritrovamento dopo due giorni di un ordigno inesploso. Una grave distrazione: guarda caso chi era passato di lì non se ne era accorto prima! È chiaro come la narrazione mira a stravolgere, falsificare, confondere per distogliere dalla lotta e criminalizzare chi non rimane zitt3 e ubbidiente. A stancare anche. Neutralizzare. Non è niente di nuovo.
L’assemblea nazionale di NUDM che si è tenuta il 26 preso il CAV Lucha y Siesta ha raccolto le riflessioni dei molti nodi presenti dopo una settimana esplosiva! La presenza alle iniziative dell’ultimo mese è andata oltre ogni previsione, e pone delle sfide che dovranno essere affrontare collettivamente. Il movimento ha la responsabilità di raccogliere questa voglia di partecipazione, e di farla crescere senza perdere il lavoro di analisi, contenuti e pratiche su cui si è lavorato fino ad oggi. Non sarà facile. Le manovre politiche tese a portare il movimento all’interno di forze politiche, o il contrario non sono nuove, ma si intensificheranno, e richiedono fin da ora scelte organizzative precise per mantenere l’autonomia, punto essenziale dell’agire transfemminista. Lo sciopero dell’8 marzo prossimo dovrà essere diffuso e partecipato, chiamando ad una partecipazione fin da ora, anche in vista di possibili attacchi, non nuovi purtroppo. Molte sollecitazioni, spunti da sviluppare nel confronto: uscire dal piano dell’identità per quello della trasformazione sociale, rompere gli argini, agire su un piano vertenziale, tessere alleanze, ripartire dal legame con i CAV, costruire consapevolezza dal basso, fare attenzione alle parole che usiamo,che siano pratica e non estetica, consolidare l’entusiasmo. Una sfida politica grande che dovrà essere affrontate guardando oltre la carica di queste giornate, verso l’attività che continuerà ad essere portata avanti a partire dalle iniziative che si terranno sui territori il 16 dicembre. Per la trasformazione sociale, ingovernabili.
Alfonsina Strada